lunedì 23 dicembre 2024

Il mattino

 Il mattino, con la sua luce rinnovata, ci

 sembra un atto di resilienza in sé.

 Eppure, cosa accade se sovvertiamo

 questa prospettiva e riconosciamo che

 la resilienza, oggi tanto celebrata, altro

 non è che il perpetuarsi di una

 tensione interna, il rincorrere la forza

 senza mai afferrarla? Laddove una

 volta si parlava di “forza d’animo” –

 quell’antica "tymoidés" platonica che

 risiede nel cuore – oggi rischiamo di

 vederla ridotta a una prestazione, una

 sorta di marcia forzata verso un’ideale

 di equilibrio che ci consuma.


Ma la forza non è un atto di rincorsa.

 Non è un costrutto o una volontà di

 resistenza perenne. La forza non si

 cerca, si trova. E si trova quando

 smettiamo di contrapporci a noi stessi,

 quando rinunciamo a una visione

 binaria della vita, dove il “bene” è

 l’illuminazione del mattino e il “male”

 il buio della notte. La forza, infatti,

 nasce dalla coesistenza di ombra e luce,

 dal riconoscimento che l’una nutre

 l’altra. E in questo riconoscimento c’è la

 vera resilienza: non nel combattere le

 nostre ombre, ma nell’accoglierle come

 parte integrante del nostro essere.


Platone ci parlava della forza come

 “tymoidés”, ma non per farne un

 ideale distante, quanto per radicarla

 nella quotidianità, nel cuore inteso

 come sede del sentimento. Un

 sentimento che non è debolezza, non è

 languore o struggimento, ma potenza

 creatrice, il legame tra la ragione e

 l’essenza più intima di ciò che siamo. È

 questa potenza che ci guida verso scelte

 che sentiamo autentiche, verso un

 cammino che riconosciamo come nostro.



E se deviamo da questo sentiero? Se ci

 lasciamo trascinare dal bisogno di

 approvazione, dal desiderio di

 compiacere, allora siamo condannati a

 vivere in esilio da noi stessi. È qui che

 l’anima si ammala, non perché sia

 fragile, ma perché è costretta a vivere

 in un luogo che non le appartiene, in

 un “altrove” dove l’ombra non viene

 mai accolta.


L’ombra è la chiave di volta. È quella

 parte di noi che rifiutiamo, che

 respingiamo perché temiamo il suo

 potere. Ma questa paura è ciò che ci

 indebolisce. Un quadro senza ombre è

 piatto, privo di profondità. Allo stesso

 modo, una vita senza ombra è sterile.

 Accogliere l’ombra significa dire a noi

 stessi: “Ebbene sì, sono anche questo.”

 In questa accettazione, in questa

 integrazione, si trova la pace.


E la pace, non la lotta, è la vera forza

 d’animo. Guardare in faccia il dolore,

 accogliere le nostre ferite, abbracciare

 il nostro lato oscuro: questo è ciò che ci

 rende integri. Alla fine, sia la

 resilienza del mattino sia la forza delle

 nostre ombre conducono allo stesso

 traguardo: essere pienamente noi

 stessi. Non è forse questa la vera salute

 dell’anima?

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